martedì 21 aprile 2009

Ciao Mapi



Un ciclone. E' stata la mia prima impressione di te.
Entrata nell’ufficio, ti sei presentata e dopo dieci minuti volevi a tutti costi offrirmi un caffè, anzi un marocchino "perché al chiosco lo fanno doc". Mi hai riempita di domande, quasi a raffica, in un misto di curiosità e diffidenza.
Non nego di essere rimasta un po' frastornata all'inizio. Poi ho imparato a convivere con te e con tutte le tue piccole manie. Le tue borse, grosse, sempre strapiene. I tuoi racconti concitati, i viaggi, le lezioni di danza, gli interventi al ginocchio. Che tiravi fuori un po' alla rinfusa come se aprissi a sopresa il cassetto dei ricordi. L'incenso di tutti i tipi. Le chiavi che si sentivano dal corridoio prima ancora che tu entrassi dalla porta. Qualche volta ti ho vista piangere, anche se cercavi di nasconderlo. Mi sentivo un po' in imbarazzo e cercavo di dire qualche buffonata, così da distrarti. Sai, ora che ci penso non siamo riuscite a mangiare la polenta insieme a mensa.

Mi piace pensare che la prima cosa che tu abbia fatto appena ti sei accorta di essere di là sia stata passare a trovare il padre di tua figlia. E che poi magari tu sia andata a cercare il tuo mito, Jim Morrison, per vedere se era proprio vera la storia della sua scomparsa. Vorrei immaginare che quando giovedì sono venuta a bussare alla tua porta, tu abbia sorriso di questa tua nuova collega un po' impicciona. Ed intanto lassù con tua mamma reclamavi quei legittimi abbracci che ti sono tanto mancati nella tua vita.

La morte di qualcuno che è vicino induce tutti a riflettere. A volte il dolore si fa più marcato perché ciascuno rivive una perdita nei propri ricordi più o meno lontani. Si dice che morire non lo si augura a nessuno. Morire in solitudine poi, ma come cavolo ti è venuto in mente? Mi sembra quasi che tu abbia voluto fare tutto in silenzio, quasi per non dare fastidio!
Non te le prendere se ti giungono dei mormorii da quaggiù. Se senti giudizi, supposizioni, presunzioni, per favore scusaci e sorridi della nostra meschinità. Ognuno vede ciò che vuole vedere; spesso ci dimentichiamo che non tutti hanno avuto le nostre fortune. L’affetto di una famiglia, la forza d'animo, le persone giuste nei momenti di crisi. A volte ci sembra normale criticare chi non segue il modello di comportamento prestabilito: si dà più importanza a come ci si muove, a ciò che si indossa, piuttosto che a ciò che si sente o si pensa. E a volte è più facile versare una quota ad un'associazione lontana usando la carta di credito che non dedicare cinque minuti a qualcuno che ha bisogno di parlare.
Di sicuro, se ci soffermiamo solo alle apparenze, non possiamo cogliere la sensibilità che si nasconde spesso dietro l'insicurezza.

Ciao Mapi.
(21 aprile 2007)

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