sabato 15 gennaio 2011

Ha vinto il sì

In questi ultimi post mi rendo conto di essere monotematica! Evidentemente la questione Fiat mi sta più a cuore di quanto non sembri (mi riprometto di indagare se vi sono ragioni recondite).

Titola La Stampa "Mirafiori, vince il sì con il 54%. Decisivo il voto degli impiegati" (link).
Interessante l'analisi di Massimo Giannini, fin dal titolo "Il patto diseguale" (link).

Seguendo la diretta sui giornali questa notte, ho scoperto che non è stato tutto lo stailimento a votare ma solo la parte interessata dall'investimento. Compresi i 441 impiegati che con il loro voto hanno spostato la percentuale verso il sì.
Giusto farli votare se interessati dal cambiamento. Ma mi domando: è giusto che abbiamo espresso parere su tutto? I cosiddetti "colletti bianchi" non subiscono la riduzione delle pause, non saranno costretti a fare 18 turni, a lavorare di notte: verranno toccati solo dalle regole sulla malattia.
Mi rendo conto di scrivere sull'onda dell'emozione e senza essermi ben documentata, ma ciò che sta accadendo mi ha colpito più di quanto mi aspettassi.

Ho letto infine qui un articolo molto amaro, che nel finale descrive Mirafiori come un'isola in mezzo ad una Torino di indifferenza, in cui sembra sempre che "tanto a noi non tocca".

Sono avvilita :-(

In diretta

Alle 22 è finito il secondo turno in fabbrica. Stiamo seguendo con un po' di emozione la diretta dello scrutinio delle schede per il referendum a Mirafiori.
E' tardi, ma abbiamo voglia di partecipare.
Ci sentiamo coinvolti, ma non so se sia solo per il lavoro di Fabio.

giovedì 23 dicembre 2010

Mirafiori come Pomigliano?

A distanza di qualche mese, si profila un altro referendum tra gli operai: questa volta tocca alla Fiat di Mirafiori nella mia città. Dal sud al nord, a ridosso dei festeggiamentei per i 150 anni l'Italia è unita dalla responsabilità che cade sulle spalle dei lavoratori chiamati a decidere su un accordo che va ben oltre le mura della propria fabbrica.

A questo link le prime anticipazioni sulle condizioni dell'accordo. Ad una prima lettura ritrovo tutti i punti di Pomigliano: pause ridotte e turni aumentati, mensa a fine turno, aumento dello straordinario obbligatorio.
A breve cercherò di Il testo completo dell'accordo

Nei dibattiti in tv si pone sempre la diatriba tra diritti e condizioni di lavoro contro lo sviluppo delle aziende. E' solo sulle spalle dei lavoratori la responsabilità di accettare o no un modello che può rivoluzionare il mondo del lavoro. E i politici? Perchè non convocare il management e cercare di valutare soluzioni alternative? Perche, senza vedere uno straccio di piano aziendale, tutti commentano che il futuro di Torino deve per forza passare da qui?

Chissà quanti manager stanno guardando alla Fiat e, nel silenzio delle istituzioni, attendono di attuare modelli simili nelle proprie aziende. Non sarà di certo un cambiamento a livello esclusivamente locale.

lunedì 8 novembre 2010

Un giro a...


Non impazzisco per l'arte contemporanea ma mi affascina vedere quanto siano contorte le menti degli artisti. Questo è il motivo per cui ogni anno a novembre vado ad Artissima (il fatto che abbia la Tessera Musei e che quindi il biglietto costi zero invece che quindici euro, beh... lo ammetto mi dà una spintarella!).

L'edizione di quest'anno è ospitata per la prima volta all'Oval Lingotto. Ci siamo stati ieri, perdendoci ahimè per motivi di traffico e parcheggio la visita guidata gratuita "Ascolta chi scrive" che avevo prenotato via mail.

Una delle opere che ha catturato la mia attenzione è stato un collage realizzato sulla base di un dipinto di Bruegel, in cui le molteplici piccole figure erano in realtà sostituite da ritagli di giornale: donnine discinte, grassi uomini cane, scenette estreme, il tutto tratto da riviste "di oggi". Cercando sul web il dipinto dovrebbe essere "La lotta tra Carnival e Lent" (1559). Una originale rivisitazione, come a dire: dal 1500 ad oggi poco è cambiato...

Poco più avanti un pannello di piccole fotografie quadrate. Sono tutti pezzi di corpo, dettagli minuscoli di rughe, pelle, unghie, mani, gambe, genitali. Dettagli così piccoli che fanno sembrare il nostro corpo un elemento ignoto e talvolta quasi rivoltante.

Passiamo davanti ad una tavola enorme di strati di compensato, cosparsa di intagli curvi, più o meno profondi, che formano come dei laghetti e dei percorsi fluviali nel legno chiaro. Il colore turchese degli strati dà l'idea della profondità e l'effetto è molto gradevole, tanto da far esclamare al mio compagno "Ho trovato una cosa che mi piace!".

Altre foto, stavolta di una donna, o almeno una parte di donna: un pezzo di body rosso lucido visto da dietro da cui in diverse pose fanno capolino carnose parti intime. Non c'è bisogno di leggere la didascalia per capire che l'artista ha partecipato ad un set pornografico. La descrizione conferma che si tratta di una rivista del settore, risalente agli anni '80...

A Venezia un'artista palestinese ha ideato il progetto di scrivere in arabo i nomi delle fermate del vaporetto per rendere bilingue il percorso lungo i canali della città, ad evidenziare l'influenza araba nella storia e nell'architettura di Venezia. Realizzati i modelli e ottenuti tutti i permessi necessari dal Comune, poco prima della realizzazione il progetto è stato bloccato. Chissà quali giustificazioni saranno state fornite, chissà, forse "motivi politici"... Ne sono rimaste solo le fotografie, esposte in mostra.

Ancora foto, questa volta di un artista giapponese. Un cumulo di ghiaccio secco, 100kg mi pare, viene posizionato su una strada e fotografato ad intervalli di tempo. Ogni foto porta l'ora e il peso del ghiaccio. Credo che l'artista fosse affascinato dalla trasformazione della materia, ma io ho visto in questi scatti un tentativo di fotografare qualcosa di astratto come lo scorrere del tempo.

Infine, una montagna variopinta di abiti di ogni tipo, su cui i visitatori possono sedersi morbidamente per riposare un po' o leggere qualche volantino. Dietro, un piccolo teatro per incontri e dibattiti è ricavato in una struttura fatta di carta tranciata in finissime listarelle e legata in enormi balle. Ci si può passeggiare sopra grazie ad una passerella metallica che sovrasta tutto e offre anche una visione d'insieme della fiera e degli stand dalle pareti bianchissime. A concludere ci sono cumuli di lamiere di auto, anch'esse imballate in una struttura regolare e colorata, forse a fare da monito e ricordarci di quanti rifiuti produciamo.

Uscendo, la mia impressione è di aver visto in mostra idee, pensieri, critiche, ossessioni ognuna delle quali ha preso forme diverse. Insomma un pezzo della nostra pazzia.

domenica 12 settembre 2010

Undicisettembre

Ricorderò sempre cosa stavo facendo l'Undicisettembre:
penserò alle foto su internet
e tornerò nella sala d'attesa del dentista.
Ma non potrò ricordare cosa stavo facendo quando moriranno
le persone che non entreranno nella televisione
i bambini delle guerre che non saranno riprese dai cameramen
le donne lapidate che non avranno nome.
Non potrò ricordare cosa facevo
domani dopodomani sempre.

lunedì 30 agosto 2010

Sfida al marketing del supermercato

Devo condividere questo momento di auto compiacimento.

Oggi avevo già iniziato a preparare il soffritto in pentola quando mi sono accorta che nella dispensa mancava la salsa per fare il sugo. Sono quindi andata al supermercato vicino a casa con la mia borsetta di cotone e l'ho comprata.

Bene, direte voi, e qual è la notizia???

Ripercorro le fasi dell'acquisto e vi spiego. Entrata nel supermercato ho pensato "magari mentre sono qui prendo anche un po' di formaggio, o anche un pacco di pasta fresca, non si sa mai". E poi "non mi ricordo se tonno ce n'è ancora, e forse potrei prendere dei biscottini per il caffè". Sono stata tentata di comprare anche un pezzo di focaccia.
Ad un certo punto però una vocina dentro di me mi ha chiesto: "ma servono davvero in casa queste cose? Non hai fatto la spesa sabato?".

Bene, la notizia è che sono riuscita a resistere e sono uscita dal negozio con SOLO una bottiglia di salsa di pomodoro, infilata nella mia borsetta ecologica.

So che può sembrare infantile, ma mi sono sentita un po' orgogliosa. Mi ha dato molta soddisfazione essere uscita indenne dai colori allettanti dei prodotti e dalla scaltra disposizione della merce sugli scaffali, studiata dal marketing per solleticare il mio portafoglio.

Paola 1 - Marketing 0
Proverò a rifarlo, provateci anche voi!

mercoledì 30 giugno 2010

Giustizia: tanti pesi e tante misure?

Stamattina su un quotidiano a distribuzione gratuita ho letto due notizie che mi hanno dato da pensare.
La prima, mezza pagina, raccontava la storia di un uomo che è sotto processo da cinque anni per aver rubato il cappuccio della valvola di uno pneumatico del valore di pochi centesimi. L’ho ripescata su Internet e la potete leggere su "Sotto processo da cinque anni per un tappino da 10 centesimi" oppure su "L'incredibile caso del tappo della gomma". In poche parole, cinque anni fa un uomo alla guida di un’auto aziendale, per ripicca nei confronti di un altro automobilista con cui si era conteso un parcheggio, gli rubò un cappuccio dalla ruota. Una cittadina solerte avvisò il proprietario dell’auto e i carabinieri; sebbene il derubato non intendesse procedere, la burocrazia dovette farlo: si trovò così nei guai il proprietario dell'impresa, a cui era intestata l'auto. Un Pm chiese l'archiviazione ma il giudice considerò il fatto "furto aggravato" dando il via ad un procedimento lento oltre che ridicolo.

Stupita per la notizia, ho continuato a sfogliare le pagine e mi è caduto l'occhio su un piccolo trafiletto: "Primario condannato salvato da prescrizione", riportato qui. In sintesi, un medico di una clinica di Como, condannato a cinque anni in primo grado per la morte di sette pazienti, si è visto cancellare l'accusa di omicidio colposo plurimo grazie ai tempi di prescrizione. Se vi interessano maggiori dettagli li trovate su "Il caso Rumi torna in aula ma i reati sono prescritti".

Chiudo il giornale perplessa. Vorrei avere i poteri magici come capita in molte serie TV e volare invisibile a scambiare gli incartamenti: far andare in prescrizione il processo per il tappino e far proseguire quello del primario. Ma non siamo in un telefilm. Perché se esiste un pool di magistrati che può portare avanti un processo per un danno irrisorio non ce n’è uno che possa impedire la prescrizione di un processo per reati gravi? E’ vero che anche il furto è reato, è vero che il nostro ordinamento prevede il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, ma la storia del tappino sembra davvero una presa in giro oltre che uno spreco di soldi, quando le risorse potrebbero essere impiegate a giudicare crimini ben più importanti. Uno smacco, soprattutto pensando a chi chiede e aspetta da tempo "giustizia".